Da neofita dei blog, o per meglio dire, da neo gestore di un blog aziendale ancora in sviluppo, riprendo con entusiasmo quanto scritto da Mauro Lupi e Bernardo Parrella. Credo fermamente che il pubblico dei consumatori stia via via prendendo compiuta consapevolezza della sua forza intrinseca, del potere che deriva dall’orientamento della propria capacità di spesa. Ritengo quindi che un bisogno necessario da soddisfare è la fame di informazioni sugli attori della produzione di beni e servizi che si propongono al mercato. Vorrei tuttavia estendere queste considerazioni sulla trasparenza della governance aziendale come fattore di successo, ad un’altra trasparenza, ancora quasi sempre perfettamente disattesa. Mi riferisco alle indicazioni sulla provenienza degli ingredienti utilizzati nei prodotti alimentari.
In realtà, esistono da poco delle leggi che impongono al produttore di riportare in etichetta le indicazioni sulla provenienza per alcuni prodotti (frutta e verdura fresca, latte fresco, pomodoro, olio, ecc), ma non esiste nessuna tutela per molte altre categorie merceologiche, basta citare la pasta e il pane, che sono quantitativamente maggioritarie nei normali panieri di consumo familiare.
Tutto questo a danno della nostra libertà di scelta, ma anche a danno dell’agricoltura nazionale schiacciata dalla concorrenza dei paesi in via di sviluppo: pensiamo soltanto ai fagioli cinesi, che oggi dominano il mercato italiano con prezzi di vendita in Italia almeno il 30% inferiori ai costi di produzione su suolo nazionale. Sono certo però, che se fosse riportata sulle etichette la provenienza di quel fagiolo borlotto, il consumatore italiano (o meglio la Persona Italiana che acquista) sarebbe disposto a pagare di più per avere un prodotto Italiano, presumibilmente di più alta qualità e che, in ogni caso, non ha subito settimane di trasporto in nave…. Senza questa specificazione chiara e trasparente in etichetta tutto rimane entro il limbo del “ragionevole dubbio”, degli slogan maliziosi, delle frasi che lasciano pensare a…..,che chiudono le porte ai produttori nazionali considerati troppo cari.
Scusate questo sfogo, ma sono argomenti che mi toccano nel profondo!